Drink light, bere bene e consapevolmente
con i cocktail a basso contenuto alcolico
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Di cocktail a bassa gradazione se ne parla oramai da diversi anni, ma più per moda che per tendenza. Roba da donne, si è sentito spesso dire (erroneamente). Eppure qualcosa sembra stia davvero prendendo forma, come ha sostenuto, alcuni mesi fa, l’autorevole IWSR ( International Wines and Spirits Record). L’istituto di ricerca britannico specializzato nelle ricerche di mercato delle bevande alcoliche nel fuori casa, ha presentato un report in base al quale, entro il 2019, la domanda di prodotti alcolici ‘light’ è attesa in aumento. «Cresce la richiesta di drink miscelati a basso contenuto alcolico e calorico – dichiara la società inglese –. Una situazione riscontrata in modo particolare in Italia, Germania, UK, Spagna e Repubblica Ceca. In Italia questa tendenza si collega molto agli attuali cambiamenti delle abitudini di consumo di bevande alcoliche, caratterizzati da un’attenzione sempre maggiore nei confronti del proprio benessere fisico e da un interesse in forte ascesa verso quei drink o prodotti con basso dosaggio alcolico o assenza totale di alcol, come confermato dal buon andamento dei vini a bassa gradazione e delle birre radler. A queste ragioni, si deve anche aggiungere quella che si lega ai timori di incorrere in sanzioni se fermati alla guida in stato di ebbrezza». C'è poi il ritorno ad assaporare gli ingredienti naturali e analcolici contenuti nella ricetta, che spesso vengono sovrastati dal sapore principale degli spirit.
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Un cocktail tira l’altro e quando questo avviene, il consumatore finisce quindi per superare la soglia di tolleranza e termina in anticipo la sua serata in un locale. Per evitare che ciò possa avvenire, Oscar Quagliarini, negli ultimi mesi, ha dedicato molti suoi studi alla realizzazione di drink moderati. Sia per il pre che per il post dinner. «Molti avventori sono intimoriti dagli effetti sul corpo provocati da un’assunzione eccessiva di superalcolici – analizza il bartender romano –. Per questa ragione cresce il numero di persone che in un bar ordina cocktail con una giusta dose di spirit. Queste preparazioni, oltre a evitare di alzare il tasso alcolico nel sangue, permettono, se preparate attentamente e osservando le corrette misure, di cogliere meglio i singoli ingredienti, evitando che, come spesso accade, un distillato o un liquore finisca per essere troppo dominante, annichilendo gli altri sapori ». Quagliarini propone, in quest’ottica, due cocktail: per l’aperitivo Harigatorade (4 cl hwayo da 21˚, 3 cl yuzu liquer nigori, 4 cl citronelle syrup, 9 cl acqua), preparato dentro una bottiglia in ‘stile gatorade’ riposta in frigo; per il dopocena, invece, suggerisce il Taketori Monogatatari (4 cl vermut dry, 4 cl sherry bota de fino, 1,5 cl sciroppo di sandalo rosso) da versare in coppetta Martini. |
Il drink a basso contenuto alcolico e calorico, a grande sorpresa, trova oggi seguaci anche nel pubblico maschile e non più solo femminile. Lo conferma Michele Piagno, bartender del Grand Hotel President di Spilimbergo (Pn), che sottolinea l’importanza che riveste oggi la variabile salutista di certe preparazioni: «Per assurdo sono più gli uomini che ordinano cocktail ‘sportivi’ in orario da aperitivo e nel post dinner, ovvero leggeri e che possano recare benefici all’organismo. Assimilare ingredienti naturali facilita i processi di disintossicazione e depurazione, offrendo il pieno di vitamine e sali minerali assimilabili, come il betacarotene, la vitamina C, il manganese, il magnesio etc.». La proposta di Piagno prevede Fresh Bitter, aperitivo con 1 oz di bitter Campari, ½ di lime fresco, 1 oz di arancia fresca, top di acqua gassata e un rametto di rosmarino a guarnire. Per il dopo cena tocca al Ginger Mint, cocktail che utilizza 1 e ¼ di cognac, ½ di miele di Melata d’abete, 2 oz di tè verde, zenzero e menta.
Che non sia solo il gentil sesso a scegliere questa tipologia di bevande miscelate, lo riconosce anche Chiara Beretta che, dal suo punto di vista, sostiene che ci sia in atto un vero e proprio ribaltamento dei ruoli tradizionali. «Oggi molte donne si stanno avvicinando a una miscelazione più impegnativa, mentre è in aumento la clientela maschile alla ricerca di bevande leggere e fresche – afferma la barlady del locale Rita di Milano –. Stanno cambiando i momenti di consumo e l’aperitivo ha ritrovato quel suo ruolo aggregativo, favorendo la richiesta di drink a base di bitter o amari, con gradazioni alcoliche inferiori rispetto a quelle dei distillati. Ma il fenomeno si sta allargando anche nel dopo cena». Seguendo, dunque, questo trend, Beretta propone Mango Lucano, la sua personale signature ‘light’ preparata con 1 cl di succo di limone, 5 cl di Amaro Lucano, 5 cl di succo di mango, due dash di chocolate bitter e una foglia di menta.
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C’è anche chi opta per qualcosa di più leggero per ragioni fisiologiche. «Si assiste oggi a una richiesta crescente di cocktail a bassa gradazione alcolica o proposti in piccole quantità, non solo per i timori legati a un eventuale ritiro della patente, ma anche perchè si hanno difficoltà ad assumere e tollerare i superalcolici, nonostante si ami il loro sapore – osserva in merito Guglielmo Miriello, bartender del Dry Cocktails & Pizza di Milano –. Chi fa il mio mestiere deve farsi trovare pronto a una situazione come questa ed essere in grado di preparare drink dove la presenza di alcol non superi il 20%. Oggi, poi, il barman ha a disposizione una scelta ampia di prodotti ‘light’ a cui attingere, come i liquori alle spezie e alla frutta, il sakè o vari infusi di spezie».
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